La Teoria del tutto
Un film di James Marsh. Con Eddie Redmayne, Felicity Jones, Charlie Cox, Emily Watson, Simon McBurney. Titolo originale The Theory of Everything. Biografico, durata 123 min. - Gran Bretagna 2014.
Un film biografico costruito su canoni classici per il genere, che romanza la storia sentimentale e di vita, invece di concentrarsi su quella professionale. Il protagonista, quello vero, è Stephen Hawking, fisico, astrofisico e cosmologo che ha teorizzato, fra le altre cose, sull’origine dell’universo.
Condannato da una progressiva atrofia dei muscoli, il Dott. Hawking, ha portato avanti studi fondamentali della fisica, nonostante il verdetto dei medici, nel 1963, fu di soli due anni di vita.
Questo è l’epicentro del dramma del personaggio del film: una mente brillante incastonata in un corpo atrofizzato, una moglie innamorata e devota, i figli, le difficoltà quotidiane. Questo film narra di una storia d’amore innanzitutto, l’Hawking uomo prima del fisico e, come in tutte le storie commoventi, Marsh riesce a fare centro.
Non c’è niente di geniale in questo film che di per sé è sostenuto già da una storia incredibile che Marsh ha saputo narrare cospargendola di miele.
Da sottolineare l’eccellente performance di Eddie Redmayne (classe 1982), che, oltre ad assomigliare molto a Hawking, si cala in una parte assai difficile con grande maestria e maturità artistica. Egli diviene un tutt’uno con il personaggio; è il perno attorno al quale il film fa leva, catturando con avida attenzione, dettagli di mani, di piedi, di gambe, di espressioni facciali, castigate da una terribile malattia, progressiva e implacabile.
Come dicevo niente di geniale in questa regia che zoppica qua e là e, come prevedibile, arriva il messaggio di speranza, in un discorso pubblico: “finché c’è vita, c’è speranza”. Una frase pronunciata da un uomo consumato dal suo male, un uomo che si è battuto per i diritti dei disabili, avvenimento di cui il film non fa menzione. Un uomo agnostico, lontano dai credo religiosi. Un uomo che non ha saputo arrendersi di fronte alla malattia e di fronte alla disabilità. Hawking ha proseguito con caparbia umiltà a far ciò che sapeva fare, regalando teorie rivoluzionarie al mondo intero.
“Finché c’è vita, c’è speranza” e se lo dici tu Stephen, io ci credo.