I morti sono uguali per tutti

Attentati e terrorismo, due parole che sono legate indissolubilmente.
Ciò che non è indissolubile è l’unione internazionale contro un nemico comune.
Il nemico non è un’etnia, non è una religione, non è una nazione, non è un popolo.
Il nemico è un’idea.
Quest’idea s’insinua nel singolo individuo e in gruppi di individui. Ovunque nel mondo.
Si nasconde, non ha confini ben definiti e questo la rende difficile da scovare e rende tutti, bersagli potenziali.
L’unione internazionale, fra paesi di diversi continenti è fondamentale ma, ci si dimentica, a livello mediatico e politico, di interi paesi.
Sull’altare del sacrificio abbiamo i morti di Parigi e Bruxelles, sotto di essi, nelle latrine della dimenticanza i morti della Costa d’Avorio, della Turchia…


In questo video di “Internazionale”, che già avevo postato sul mio profilo Facebook e che vado a trascrivere, si raccolgono opinioni sui luoghi dei massacri. Spiccano delle dichiarazioni, alcune delle quali ci fanno riflettere e vanno oltre gli episodi terroristici.

“Penso che la gente stabilisca il valore della vita umana in base alla prosperità economica e dello sviluppo industriale del paese delle vittime”

“Gli ivoriani sono meno importanti. Gli africani sono meno importanti. E’ così che ci sentiamo.”

“La torre Eiffel ha ignorato la Turchia. A quanto pare vi interessate solo quando le vittime sono bianchi”.

“Voi che pregate per Bruxelles, pregate anche per Ankara, Costa d’Avorio, Iraq, Siria e tutti i paesi colpiti dagli attentati.”

“Gli Stati Uniti hanno annunciato che tutte le bandiere resteranno a mezz’asta per onorare le vittime di Bruxelles. Le vittime del terrorismo in Turchia possono andare a fanculo?”

Le bandiere furono messe a mezz’asta.
Un giornalista ha chiesto perché non è stato fatto lo stesso in seguito agli altri attacchi.
Mark Toner, portavoce del diparimento di stato ha risposto:
“E’ un segno di lutto, un segno di rispetto. Ma non so rispondere a proposito dei criteri che sono stati seguiti in questo e altri casi”.

“Quando ci sono stati gli attentati in Belgio hanno continuato a parlarne per giorni ma, per la costa d’Avorio, non lo fa nessuno. E’ una forma di discriminazione. Il terrorismo è un fenomeno che ci riguarda tutti”.

Ragazza ivoriana:
“Il problema siamo anche noi. Aspettiamo sempre che siano gli altri a compatirci e a parlare per noi. Ma se non siamo noi i primi a parlare di quello che accade e di come ci sentiamo, è normale che gli altri non si interessino. A Bruxelles tutti parlano di quello che è accaduto. Mentre della Costa d’Avorio non parlano nemmeno i paesi africani”.

“Il terrorismo non ha nulla a che vedere con la nazionalità. E’ qualcosa che colpisce tutte le persone: francesi, belgi e turchi. Ma purtroppo viene fatta una distinzione”.


La cooperazione internazionale è fondamentale. L’unione è fondamentale. Non avere paura fondamentale. Bisogna avere paura di avere paura. Non dobbiamo avere paura del terrorismo in sé, poiché è la paura che ci piega al volere ed al potere di chi vuole incutere timore, sia esso terrorista o no.

Per tutto il resto, ci saranno ferite, alcune indelebili ma almeno non ignoriamo ciò che accade ovunque nel mondo.
Non dimentichiamo ciò che ci rende tutti uguali, da qualunque parte del proveniamo, di qualunque razza siamo, qualunque sia il nostro credo. 
Una madre è una madre ovunque. Un figlio è un figlio ovunque.
L’amore di una madre per un figlio è il medesimo, ovunque nel mondo.
Il dolore, è uguale per tutti.

Così i morti sono uguali per tutti.





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